Autore: Benigno Bossi (Arcisate, Varese, 1727 - Parma, 1792)

Bozzetto per la sistemazione del corpo della beata Orsolina de’ Veneri in San Quintino a Parma

Datazione

1784 ca.

Tipo

Dipinti e Acquerelli

Inventario

321

Vecchio Inventario

254 bis

Tecnica

olio su tavola

Descrizione

Nella presente proposta di sistemazione del corpo della Beata Stefana Quinzani di Soncino nella Cappella delle Reliquie della Chiesa di San Liborio a Colorno, che fu poi la versione adottata, sia pur con qualche variante, la donna indossa l’abito domenicano ed ha una mano posata su un libro.

Misure

S.C.: cm 15,9 x 25,8
C.C.: cm 17,3 x 27,1 x 0,7

Stato Conservazione

Abbastanza buono; si notano alcuni fori prodotti da tarli.

Osservazioni

In cornice di legno.
Orsolina nacque a Parma nel 1375 dal nobile Pietro Veneri (talora de’ Veneri o Venieri) e da Bertolina, sua seconda moglie. Miracolata da bambina, colpita da visioni ed estasi, a diciotto anni cercò di mediare tra il papa Bonifacio IX e l’antipapa Clemente VII, venendo da quest’ultimo imprigionata. Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, dovette abbandonare la città natale a causa delle lotte di potere tra famiglie locali. Morì a Verona a trentatré anni; quando, un anno dopo, il suo corpo fu riesumato per il trasporto al monastero benedettino di San Quintino a Parma, fu trovato intatto e fu esposto al pubblico. Le badesse di casa Sanvitale ne promossero il culto e nel 1786 fu il duca don Ferdinando di Borbone a commissionare per una cappella a lei dedicata l’altare, il tabernacolo e l’ancona nella quale fu inserito un dipinto di Bossi che la ritrae davanti a Clemente VII. In Museo si conserva una seconda prova per la sistemazione del corpo (inv. n. 320), in cui Orsolina, priva di libro sacro e rosario, non porta l’abito benedettino ma delle vesti simili a quelle del dipinto.
Il soggetto è stata talora identificato come beata Stefana Quinzani (1457-1530), terziaria domenicana, e fondatrice del convento di san Paolo a Soncino, dal quale fu traslata a Colorno nel 1784 per volontà di don Ferdinando, che vi predispose una teca per l’esposizione del corpo, per poi tornare due secoli dopo a Soncino. Pur simili per posa, date e committente, l’abito domenicano che caratterizza la Quinzani, insieme ad altre lievi incongruenze, permette di riconoscere con certezza in questo bozzetto la beata Orsolina.

Collocazione

Sala Acquerelli; tavolo bacheca 3

Note Bibliografiche

M. PELLEGRI, “Il museo Glauco Lombardi”, Parma, Battei 1984, p. 62.
G. BERTINI, F. SANDRINI (a cura di), “Il bigotto illuminato” (catalogo della mostra), Quaderni del Museo n. 5, Parma, Museo Glauco Lombardi 2002, pp. 58-59.
“Museo Glauco Lombardi”, Milano, TCI 2003, p. 114.
G. CIRILLO, “Nuovi apporti al catalogo e alla storia della pittura parmense del Settecento”, in “Parma per l’arte”, n.s., anno X, fasc. 1-2, 2004, p. 93.